Fondazione Prada

La Fondazione Prada si è fatta conoscere negli anni come un’istituzione dedicata all’arte contemporanea e, in modo più generale alla cultura. E’ presieduta da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli e vanta ben due sedi in Italia: una a Milano, presso l’ex distilleria Società Italiana Spiriti, mentre l’altra è a Venezia, culla storia dell’arte nostrana.

La Fondazione è nata nel 1993 e fino al 2010 ha organizzato ben 24 mostre negli spazi espositivi a Milano, con l’obiettivo di mettere in collegamento artisti contemporanei come Louise Bourgeois, Walter De Maria, Anish Kapoor, Steve McQueen, Sam Taylor Wood, John Baldessari e molti altri ancora.

Smart city, come si evita il fallimento?

Impossibile credere che il progetto delle Smart city possa fallire, visto che viviamo nell’era della connessione, dove il digitale regna sovrano e le tecnologie diventano sempre più accessibili. Eppure le Smart city sono in una condizione di stallo. Ad analizzare il loro andamento è una ricerca effettuata da Digital Transformation Institute e Cisco, il cui nome è “Smart city, quali impatti sulle città del futuro?”. Si parte dall’idea di poter analizzare quelli che ad oggi sono i principali elementi negativi causa principale del rallentamento del processo di realizzazione delle Smart City. Sono presi in causa elementi tecnologici, economici e sociali che hanno caratterizzato proprio l’incredibile fallimento del progetto. Partendo da qui si possono quindi individuare soluzioni per ribaltare l’intera situazione.

Smart city: il processo e i punti fondamentali

Che cosa serve per realizzare una smart city? La parola d’ordine è collaborazione, come fa notare il Business Development Manager di Cisco Italia, Fabio Florio. Inoltre serve unicità, perché ogni city deve essere speciale e diversa dalle altre. Questa diversità si concretizza con caratteristiche particolari: la città intelligente deve essere economicamente sostenibile, collaborativa e capace di attirare lo scambio equilibrato tra pubblico, privato e società. Inoltre non può mancare la nota culturale e sociale. Per concludere si aggiunge un pizzico di creatività e innovazione.

La Classifica delle migliori facoltà di Architettura del 2017

Il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), come fa ogni anno, ha pubblicato la classifica che ci svela quali siano le università italiane di maggior spicco. Tra queste vogliamo concentrarci nello specifico sulle Facoltà di architettura, settore che in questi giorni ha deciso ulteriormente di diminuire il numero di posti a disposizione per gli studenti. Le classifiche sono state realizzate “attraverso la valutazione degli atenei considerando le strutture disponibili, i servizi e la capacità di comunicazione 2.0.

Le Migliori Facoltà di Architettura del 2017

Qualche mese fa le università di Milano e Torino erano entrate di diritto nella top 50 delle migliori università del mondo, a testimonianza dell’ottima qualità degli atenei italiani. Ma concentriamoci nello specifico nell’offerta nazionale. Ciò che emerge, tra le università magistrali a ciclo unico, è il primo posto riconosciuto alla Facoltà di Architettura di Ferrara, che ottiene ben 110 punti. Al secondo posto si posiziona la Basilicata con 94 punti e Brescia a 92,5 punti. Caserta, insieme alla stessa università di Ferrara, sono anche state riconosciute come le migliori per la progressione di carriera, considerando anche i rapporti internazionali.

Fasi di Assemblaggio del Prototipo

Il trasporto degli elementi è stato fatto tramite un modello misto che utilizza camion e treno.

L’assemblaggio prevede 5 giorni di cantiere a cui vanno aggiunte le lavorazioni interne per il montaggio ed il posizionamento dei mobili.
Giorno 1 – fondazioni
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Giorno 2 – assemblaggio solai
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Giorno 2 – assemblaggio muratura in platform frame
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Day 2 – trusses assembly
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Giorno 3 – assemblaggio solai del tetto
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Giorno 3 – assemblaggio elementi di isolamento del tetto
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Giorno 4 – finiture esterne
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Giorno 5 – assemblaggio della rampa

RhOME in Cinque Punti

Roma, la città eterna, caratterizzata dai reperti del patrimonio romano, condivide gli stessi problemi di degenerazione dei tessuti urbani e sociali delle metropoli. Il nostro progetto tenta di dare una risposta ai problemi delle grandi città, attraverso l’elaborazione di un metodo di insediamento replicabile con i valori riconoscibili, in grado di innescare un processo di rigenerazione delle città esistenti.

Il progetto pensato per le aree urbane di Roma è quindi un’opportunità per affrontare le difficoltà a scala globale partendo dalla soluzione del problema locale.

Vogliamo trasmettere alle persone il principio base: “pensare globalmente, agire localmente”.

RhOME è un piano di intervento replicabile in ogni contesto con problematiche consimili a quelle di Roma, una città metropolitana, perseguendo l’idea della Smart City.

Pensare globalmente, Agire localmente

Nel momento in cui stiamo scrivendo la popolazione mondiale è stimata in 7.213.964 e si prevede raggiungerà i 9 miliardi entro il 2050, 9 miliardi che avranno bisogno di cibo, acqua, energia per sopravvivere. A questo dobbiamo aggiungere che il 72% delle persone vive nelle grandi città, il consumo di energia dovuto agli edifici è pari al 45% del fabbisogno totale e che nel 2013 l’Earth Overshoot Day, la data in cui il consumo di risorse naturali da parte dell’umanità ha iniziato a superare la produzione che la Terra è in grado di mettere a disposizione in totale per quell’anno, è caduto il 20 agosto 2013.

Le grandi città mondiali affrontano ogni giorno il problema del degrado, non solo del tessuto architettonico e urbano, ma soprattutto sociale, degrado che aumenta esponenzialmente con il progressivo aumento della popolazione e l’impoverimento delle masse.

Protocollo Active House

Per la progettazione dei sistemi attivi la prima cosa di cui tenere conto è il loro comportamento in relazione alle strategie energetiche passive. La migliore risposta possibile è quindi quella di limitare la domanda di energia e progettare sistemi in grado di rispondere alla domanda minima di consumi.

Per questo motivo RhOME segue il protocollo Active House,  che mette insieme Ambiente, Produzione di Energia e Comfort per progettare edifici che, ottimizzando il comfort termico e luminoso, riducono al minimo il consumo di energia. 

Abbiamo usato questo protocollo in collaborazione con il team del Politecnico di Milano per verificare il comportamento del nostro edificio e del prototipo RhOME . Questo è il grafico “radar” ottenuto per il prototipo di Versailles. Stiamo anche lavorando sulla validazione del progetto urbano di Roma e in altre diverse aree climatiche.

Less is More

PIU’ MASSA, MENO PESO
Una casa “leggermente pesante” dotata di un sistema di costruzione a secco, leggero e veloce da assemblare, efficiente dal punto di vista energetico perché ha un cuore robusto e pulsante.
DCIM100MEDIA

PIU PRODUZIONE, MENO COSTRUZIONE
Una struttura costruttivamente veloce che coinvolge lavoratori specializzati in fase di produzione in fabbrica per i componenti tecnologicamente avanzati, al fine di rendere più facile e veloce l’assemblaggio.
2 Produzione

PIU’ SINERGIA, MENO ENERGIA
Un edificio attento all’ambiente che combina strategie attive e passive insieme con l’innovazione tecnologica dei sistemi che vi partecipano e sostengono a vicenda verso l’unico obiettivo di ridurre i consumi.
3 Piu sinergia

Ridensificare

Ridensificare l’area romana, non significa solo aumentare il numero di m2 e m3 per ettaro, ma soprattutto aumentare il numero di abitazioni per la stessa area nella nuova costruzione, che offre appartamenti di piccole dimensioni (che al giorno d’oggi la città non offre ) per soddisfare le esigenze di giovani coppie e residenti temporanei.

I principali vantaggi sono:

– risparmio economico: tipologie a più piani hanno un costo inferiore per unità di superficie rispetto a tipologie meno intensive;

– risparmio energetico: le unità, circondato su più lati da altre unità, limita le perdite di calore, non solo per il riscaldamento in inverno, ma anche per il raffreddamento in estate;

Casi Studio

L’area di progetto scelta è la zona compresa tra Via di Torre del Fiscale, Via Appia Nuova e l’acquedotto Felice e solo dopo un’iniziale analisi dell’area si è potuto procedere con l’ identificazione degli edifici da demolire.
La nostra ricerca non si è limitata alla mera classificazione dei singoli edifici, ma sono stati analizzati in dettaglio i singoli lotti ed il risultato è stato l’identificazione di uno schema di sviluppo del tessuto: ogni abitante ha saturato il lotto in base alle proprie possibilità economiche.
La prima fase di sviluppo dell’edificato consiste generalmente nella costruzione del nucleo originale dell’abitazione e la collocazione dei materiali di risulta in un capannone. Ogni volta che si ha la possibilità, si procede con la costruzione di superfetazioni giustapposte all’edificio “madre”. Tutto questo permette di raggiungere la saturazione massima possibile del lotto e la conseguenza naturale è l’ impermeabilità parziale o totale del lotto.

Masterplan

L’obiettivo principale del progetto di RhOME for denCity è quello di rafforzare i punti di forza dell’area per aumentare il valore del tessuto urbano, in quest’ottica sono stati privilegiati l’acquedotto, le rovine e l’ambiente naturale.

La densificazione e la liberazione dei resti antichi della zona vicino alla Torre del Fiscale, è una parte fondamentale del progetto per preservare il paesaggio ed i parchi che ora risultano scollegati, come ad esempio il Parco di Tor Fiscale, il Parco Acquedotti e il Parco dell’Appia Antica. Per quanto riguarda la struttura urbana, dove la natura degli spazi permette un certo tipo di mobilità e fruibilità, è stato previsto un miglioramento della qualità dei servizi. Il progetto di trasformazione si è concentrato principalmente nell’ ambiente urbano frammentato, in cui i servizi di base e la gerarchia degli spazi sono allo stato attuale mancanti.

Il progetto di insediamento è stato portato avanti seguendo due principi: gli edifici di una certa qualità architettonica sono stati conservati ed integrati nel nuovo quartiere, mentre le residenze con scarsa peculiarità ed in posizione non conforme ai vincoli paesaggistici, dopo un’attenta valutazione, sono state demolite per proteggere il patrimonio culturale e storico dell’area. Gli edifici sono stati ripristinati e le loro funzioni sono state conservate, solo quando le loro attività sono state giudicate attività essenziali per il quartiere, come ad esempio le attività religiose.

L’obiettivo del progetto è quello di migliorare l’efficienza della città tramite:

– Un equilibrio e di una integrazione tra residenze, i servizi, i luoghi di lavoro e gli spazi per il tempo libero per costruire aree urbane vissute durante il giorno ;

– Un miglioramento della zona, il quartiere e le connessioni territoriali della città ;

– L’ applicazione dei principi espressi nella cultura urbana italiana ed europea considerando i problemi di sostenibilità ambientale.